È la storia di un impiegato codardo, Alberto Menichetti (interpretato da Alberto Sordi), che lavora in un cappellificio e vive a casa con una zia e un’anziana domestica. Il nostro “eroe” crea attorno a sé un mondo in cui tutti sono potenziali nemici e in cui tutto è possibilità di pericolo. Le due donne con cui convive (interpretate da Lina Bonivento e Tina Pica), hanno una grande influenza su quest’uomo così insicuro e lo indottrinano a una vita cauta e prudente, lontana da qualsiasi tipo di rischio o compromesso. Lui prende per oro colato le parole delle due, che sembrano trovare qualsiasi soluzione idonea a ogni problema, seppur ribaltando ogni forma di coerenza o dignità personale.
Alberto si definisce semplicemente un uomo prudente, tanto da appuntare su un diario date e rispettivi orari dei luoghi che visita ogni giorno per essere sicuro d’avere sempre, in ogni momento della sua vita, un alibi perfetto, ma è proprio questa eccessiva prudenza che lo intrappola in una serie di situazioni sempre più equivoche, fino all’accusa finale di essere un “bombarolo”. Proprio lui che non se la sente neanche di sostenere le cause di lavoro dei suoi colleghi per non rischiare di cadere in trappola; proprio lui pronto a indossare un cappello ridicolo per dimostrare ai superiori la sua assoluta devozione al proprio impiego; proprio lui incapace di prendere posizione nei confronti della vedova dirigente della propria azienda che sembra vorrebbe sedurre (perché potrebbe salvarlo dalle accuse); e proprio lui pronto a buttarsi dalla finestra nel caso di licenziamento, malgrado sia solo al primo piano.
Ma poi Alberto Menichetti, a discapito di tutto, parla come un anarchico, dice sempre il contrario di quel che fa e infatti le sue sono solo chiacchiere, vuote e inutili, come quelle messe in circolazione sul suo rapporto con la parrucchiera Marcella, una giovane ragazza attraente (interpretata da Giovanna Ralli), bramata da tutti i suoi amici, con la quale lui è l’unico che riesce a stringere un rapporto d’amicizia, ma che svende per tutt’altro non appena viene a sapere del raggiungimento di questa della maggiore età.
Malgrado tutte le accortezze nello stare lontano dai pericoli, si ritrova sempre nei guai: interventi chirurgici improvvisati solo per farsi benvolere dal suo capo, minacce di fidanzati arrabbiati con conseguenti fughe notturne, fino ai guai veri, quelli giudiziari, scaturiti da un calzino bucato, prova tangibile della sua peccaminosità. Le bombe del 28 marzo, ultimo giorno della campagna elettorale, vedono in Alberto Menichetti il primo indiziato dell’attacco anarchico, che lo condurrà quasi all’arresto. All’interno del commissariato il nostro eroe dimostra il massimo grado di squallore della propria codardia e, per recuperare la propria meschinità, decide di arruolarsi in polizia a redenzione dei peccati.
Note a margine
Mario Monicelli, attraverso un cast d’eccezione che solo gli anni ’50 poteva costruire e con la sapiente scrittura di Rodolfo Sonego, delinea un quadro ironico e reale dell’italiano medio di tutti i tempi. Sceglie il tema della vigliaccheria di quest’uomo per rappresentare un’intera società. Il regista quasi si diverte a infilare il protagonista nelle sue situazioni più assurde, per dimostrare a quale stato di bassezze morali un essere umano può giungere.
Fin dall’apertura del film, Alberto Menichetti si dimostra immediatamente per ciò che è: piuttosto che testimoniare in merito a uno stupidissimo incidente stradale di cui si trova a essere testimone insieme agli amici, decide di scappare per paura di essere incastrato e l’andazzo della sua vita sarà sempre e solo questo. Non solo dimostra di non avere un briciolo di spina dorsale, ma quando può getta fango sugli altri per poter emergere dalla mischia, anche se il solo motivo per il quale si fa notare è la sua grande viltà.
Infatti nel finale accusa di nefandezze l’unica donna in grado di provare un sentimento d’affetto nei suoi confronti, colei che aveva rinunciato anche al suo posto di lavoro per tutelare la posizione di questo uomo. E il nostro protagonista sa perdere anche questa occasione per recuperare la propria dignità, quindi quando tutto sembra perduto, la Celere sembra l’unico “posto per continuare a stare tranquillo, sicuro, protetto!”
Da notare, oltre alla musica di Nino Rota e alla bravura degli attori (sui quali spicca Franca Valeri), la presenza di Carlo Pedersoli (poi più noto con il nome di Bud Spencer), campione di nuoto. Come suggerisce Steve Della Casa, Menichetti può essere considerato, in qualche modo, un precursore del protagonista di Un borghese piccolo piccolo, dove invecchiato di venti anni Sordi rilancia la maschera dell’uomo medio, opportunista e sconfitto, ma là con ancor meno fiducia e voglia di riderci sopra.