Dopo l’8 settembre 1943 il sottotenente Innocenzi, militare ligio al dovere e rispettoso dei superiori, non riesce a tenere assieme il suo reparto che si disperde spinto dal desiderio di tornare a casa. Assieme a lui restano, per motivi che nulla hanno a che vedere col patriottismo, il sergente Fornaciari e il soldato semplice Ceccarelli. Innocenzi non capisce cosa sta accadendo, o forse si rifiuta di capire: il viaggio da nord a sud nell’Italia devastata dalla guerra, in preda al disordine e all’anarchia, tra lotta partigiana e deportazioni tedesche, lo faranno maturare, tanto che finirà con l’unirsi, dopo la morte di Ceccarelli ucciso a pochi passi da casa, all’insurrezione popolare di Napoli.
Note a margine
Prodotto da Dino De Laurentiis (Dino De Laurentiis/Orsay) il film fu un grande successo: più di un miliardo di incasso nel 1960. Nella migliore tradizione di quella che gli americani hanno battezzato “Italian History Comedy Style”, Luigi Comencini, magistralmente coadiuvato dagli sceneggiatori Age e Scarpelli (che avevano vissuto da ufficiali il momento storico in cui l’azione è ambientata) assieme a Marcello Fondato, rilegge alla luce di una deformazione ironico-grottesca che non perde mai di vista la verità storica, il recente passato nazionale. Come La grande guerra aveva reso eroiche le perplessità tragicomiche di due soldati italiani durante la prima guerra mondiale, Tutti a casa s’incarica di affrontare un conflitto più recente, romanzando le confuse sensazioni di chi aveva vissuto la seconda guerra mondiale, tra retorica disillusione e ignoranza. Si tratta forse del miglior film di Comencini, la più riuscita mediazione tra neorealismo e commedia all’italiana (che da una costola di quello era comunque stata generata), il cui merito va probabilmente in gran parte ascritto agli sceneggiatori.