Paolo Bianchi è un commesso viaggiatore in prodotti dolciari che abita in un condominio della periferia, con una moglie che sopporta appena e due figli. Come ogni giorno, si alza presto per fare il suo giro di rappresentanza tra i commercianti della provincia: prende un autobus strapieno, un treno dove incontra un collega e una corriera che non è mai puntuale. La vita però oggi prende una svolta diversa. Sul treno e per caso anche sulla corriera incontra Maria, una ragazza che lavora in città e sta tornando in campagna dai genitori, provata e delusa dal fatto che qualcuno, dopo averle fatto credere di amarla, l’ha messa incinta ed è sparito. Temendo la reazione dei suoi alla notizia chiede aiuto a Paolo, che dopo qualche esitazione si presta al suo gioco: fingerà di essere suo marito e padre del bambino, almeno per qualche ora. I due però vengono smascherati e il padre della ragazza, Luca, vorrebbe scacciarla. Paolo, colpito dalla grazia di lei, in qualche modo convince il padre a non fare questo errore, quindi se ne torna a casa, meditabondo, dalla moglie burbera. Mentre scalda il latte per i figli, infine si commuove per la storia che gli è successa.
Note a margine
Nei primi anni 1940 una certa satira al regime passa anche dal confronto città-campagna, alla ricerca di ambienti che rendano il “senso del reale” e di bonaria spontaneità che la propaganda ha sviato. Non si tratta ancora di “neorealismo”, ma nemmeno più di camicie nere o telefoni bianchi. Alla sceneggiatura partecipa senza firma anche Aldo De Benedetti, che dovette negli anni appena precedenti subire ostacoli alla proprie commedie solo in quanto ebreo. Tra gli sceneggiatori anche Cesare Zavattini (che ha appena incontrato Vittorio De Sica, con il quale avrà più lungo e fertile sodalizio) e Piero Tellini, penne felici quando si tratta di raccontare senza troppe pretese e con una certa commozione personaggi semplici e umani, fatti di sentimenti e problemi quotidiani (come in letteratura ha tracciato esempio, forse, un Maupassant o un Simenon). La fotografia, considerata da Giuseppe De Santis piuttosto dolciastra, era del russo Vaclav Vich. Il film ha due remake: Era di venerdì 17 di Mario Soldati (1957), con Fernandel e Giulia Rubini, e Il profumo del mosto selvatico (A Walk in the Clouds) di Alfonso Arau (1995), ma anche qualche spunto tratto dal quasi coevo Accadde una notte (It Happened One Night) di Frank Capra (1937). In qualche modo è anche un film di viaggio che assume, negli anni, valore aggiunto rispetto alla messa in scena quasi onirica della vicenda.