Noi non siamo come James Bond

Anno:
2012
Durata:
73

Sinossi

Era il 1985 quando Guido e Mario, amici del cuore, decisero di fare il loro primo viaggio assieme. A distanza di trent’anni le memorie dell’epoca si sovrappongono alla vita di oggi, segnata per entrambi dalla lunga battaglia contro un tumore. Decidono così di affrontare una nuova avventura e partire per un viaggio intimo e strampalato, denso di domande e di riflessioni sulla loro amicizia, sul senso dell’esistenza, sulla malattia. Dai finestrini dei mezzi con cui i due si lanciano in questo dolce “road movie”, scorrono immagini di un’Italia cambiata: l’imprevedibile spiaggia dell’infanzia, a Sabaudia; la Perugia di un concerto improvvisato in strada durante Umbria Jazz; il “Bosco degli Spiriti Introspettivi” a Borgotaro. Poi Milano e Roma, le città attuali dell’uno e dell’altro. Vestiti in smoking, a bordo di una Mini d’epoca in affitto e poi in viaggio sugli Intercity italiani, pianificano anche un improbabile incontro con l’agente 007, James Bond, il loro eroe di un tempo: invincibile, imbattibile, immortale. Parliamo del loro unico Bond, parliamo di Sean Connery. A lui i due amici vorrebbero porre una domanda sola, una domanda da ragazzi cresciuti: come si fa a diventare immortali? Dopo aver ricevuto qualche dritta dalla prima Bond Girl italiana, la fascinosa e misteriosa Daniela Bianchi, Guido e Mario prendono il telefono e cercano Sean per fissare un appuntamento chiarificatore e illuminante. Ma proprio all’alba di un giorno d’estate, sulla riva di un mare extraterrestre, a bordo di una mini tenda canadese del 1985, dall’altro capo del filo arriva la risposta di Sir Connery: mi spiace, non posso, sto facendo controlli medici…

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Tra un’esibizione di strada, ma rigorosamente in smoking, a Umbria Jazz, un balletto in discoteca, uno spensierato ruba-bandiera sulla spiaggia, una vera incazzatura per una ripresa rubata dopo un incidente imprevisto, mentre si girava il film (“non è cinema, non si fa, non era nei patti…”) si sviluppa un’originale, antiretorica riflessione sulla vita. Nel film la rarefazione atmosferica di molte riprese sulla sabbia di Sabaudia, davanti al mare, punteggia un racconto sostanziato dai primi piani dialoganti dei due amici. Ne risulta un racconto che supera il limite del documento autobiografico per diventare un ironico, elegiaco diario/saggio proprio sull’amicizia e la gioia di vivere. Fotografia, montaggio e colonna sonora contribuiscono alla creazione d’una cadenza di prosa colloquiale, asciutta e intensa, senza compiacimenti sentimentali.

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Dalle Note di regia

Lui ringiovanisce, noi invecchiamo; lui è immortale, noi siamo (stati?) a braccetto con la morte: insieme a lei a guardare i soffitti della sala operatoria, un tramonto al mare, un affettato misto in trattoria… Il titolo ce l’avevamo. E anche un obiettivo: cercare di rintracciare Mister Bond, alias Sir Sean Connery. Non fosse altro per chiedergli la ricetta dell’immortalità… E intanto comincia il viaggio di Mario (che sarei io) e di Guido, gemelli assai diversi che, mentre si scrutano, dal finestrino intravedono i luoghi della loro esistenza.

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Trailer:
Artistic Cast:
Mario Balsamo Guido Gabrielli
Crew:
un film di Mario Balsamo Guido Gabrielli regia Mario Balsamo fotografia Andrea Foschi Sabrina Varani Simone Pierini suono Gianluca Scarlata montaggio Benni Atria Tommaso Orbi musica Theo Teardo montaggio del suono Marzia Cordò Stefano Grosso prodotto da Gianfilippo Pedote per Mir Cinematografica Hasenso Produzioni in collaborazione con Rai Cinema
Direction notes:
«Il primo nome che gli ho dato era sbagliato: disco volante. No. Un tumore maligno non viene da un altro pianeta. È roba interna. Pulsante. Poi, dopo che me l'hanno estirpato, non mi è bastato più trovargli nomi. Avevo proprio il desiderio di raccontarlo, il cancro; e anche di fargli delle domande. Meglio: di girarle a Guido, che è il mio amico più vicino, forse il fratello maggiore che non ho mai avuto. Perché Guido di un tumore si era ammalato nel '95: una leucemia fulminante, da cui i medici per primi si erano stupiti fosse sopravvissuto. Così, gli ho detto: facciamoci un film, sulle nostre malattie; dove si rida, anche; anzi: soprattutto. E lui, per tutta risposta: "Ma un film l'avremmo già dovuto realizzare... Ce l'eravamo detti in Islanda, nel viaggio del 1985. Ricordo perfino il titolo: Noi non siamo come James Bond. In quegli anni Bond (per noi, inevitabilmente, Sean Connery) sembrava che ci guardasse dall'alto del suo smoking ingualcibile e dalle stanze d'hotel piene di stelle, che non sarebbe bastata la nostra fatiscente tenda canadese a contenere, né le nostre magliette sozze. Avevamo vent'anni, andavamo all'avventura e l'agente segreto di Sua Maestà (che incrociavamo nei cinema di mezz'Europa) sembrava deriderci. Io credo nelle coincidenze. Allora, finita la telefonata con Guido, è bastato un attimo per rendermi conto che Noi, ancor più adesso, non siamo come James Bond. Lui ringiovanisce, noi invecchiamo; lui è immortale, noi siamo (stati?) a braccetto con la morte: insieme a lei a guardare i soffitti della sala operatoria, un tramonto al mare, un affettato misto in trattoria... Il titolo ce l'avevamo. E anche un obiettivo: cercare di rintracciare Mister Bond, alias Sir Sean Connery. Non fosse altro per chiedergli la ricetta dell'immortalità... E intanto comincia il viaggio di Mario (che sarei io) e di Guido, gemelli assai diversi che, mentre si scrutano, dal finestrino intravedono i luoghi della loro esistenza. Muoversi è un po' come fare documentari: si sa da dove si parte, ma vai a capire dove approderai... Così, la domanda che avevo pensato all'inizio - Ma noi perché ci siamo ammalati? -, è sembrata sempre più inadeguata. Si è tradotta e sublimata nel racconto di un'amicizia. E il cancro lo scenario più autentico in cui ambientarla. Proprio quando i sogni del cinema cambiano pelle e si trasformano nella realtà quotidiana: tra le cose per cui sorridere e di cui commuoversi; quelle da immaginare; le infinite da fare. Ah! Poi, alla fine, Bond l'abbiamo trovato; però sul segreto dell'immortalità, nessuna risposta... Almeno così sembra...» Mario Balsamo

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