Noi credevamo

Anno:
2010
Durata:
170

Sinossi

Davanti alle teste mozzate dei leggendari banditi Capozzoli, promotori di una rivolta repressa nel sangue dall’esercito borbonico, Domenico, Salvatore e Angelo, poco più che adolescenti, giurano di consacrare la propria vita alla causa della libertà e dell’indipendenza dell’Italia.

Qualche anno più tardi, abbandonato l’aspro natìo Cilento, i tre giovani amici si affiliano alla “Giovine Italia” di Giuseppe Mazzini, raggiungono Parigi, dove hanno modo di conoscere l’affascinante principessa Cristina di Belgiojoso, fervente patriota, ma anche paladina dei diritti delle donne e dell’istruzione del popolo, e infine partecipano al tentativo di assassinare Re Carlo Alberto e ai moti savoiardi del 1834. Il fallimento di entrambe le missioni marca una profonda crisi nei tre giovani patrioti, acuendo le differenze di classe che già in partenza rendevano diversi Angelo e Domenico, di ceto nobiliare, da Salvatore, umile figlio del popolo. Mentre Domenico si rimbocca le maniche e riprende l’attività cospiratoria, Angelo, approdato a una visione demoniaca della rivoluzione come teatro di pura violenza, uccide Salvatore, accusato di essere diventato una spia.

Passano gli anni, passa il ’48, cade la Repubblica romana. Domenico, caduto in un’imboscata borbonica, viene condannato a una lunga pena detentiva. In carcere, l’amicizia di alcuni compagni di pena, soprattutto quella del sensibile Duca Sigismondo di Castromediano, lo aiuta a sopravvivere al sadismo delle guardie e al rimpianto della perduta libertà. Ma più il tempo passa, più l’abisso che divide i repubblicani dai monarchici e gli aristocratici dai poveri si allarga: anche se condividono la pena, i patrioti sono sempre più divisi e lacerati fra fazioni contrapposte e appare sempre più chiaro a Domenico che l’unità, se e quando ci sarà, non sarà di tutti gli italiani, ma solo di pochi privilegiati. Finché a Domenico, da sempre repubblicano, non tocca di assistere in disparte, con amara rassegnazione, al brindisi con il quale tutti i patrioti reclusi giurano fedeltà alla causa monarchica.

Angelo, intanto, sempre più posseduto dall’ossessione della violenza e del gesto risolutore, si reca a Londra e, entrato in contatto con i circoli radicali ispirati dal francese Simon Bernard, uno dei tanti rivoluzionari in esilio, rompe con Mazzini e si lega a Felice Orsini. Mazzini, dal canto suo, è in affanno sia perché il suo astro tra i rivoluzionari europei è fortemente decaduto, sia perché l’azione politica in Italia è ormai definitivamente passata alla monarchia piemontese ispirata da Cavour. In questo clima di aspre incertezze matura il piano di Orsini per attentare alla vita di Napoleone III, a cui Angelo partecipa attivamente. Il bersaglio è fallito, ma le bombe provocano una strage tra la folla: otto innocenti perdono la vita e centocinquanta sono i feriti. Catturato e processato, Angelo muore sul patibolo con Orsini. Fra la folla che assiste sgomenta all’esecuzione c’è Domenico, ormai uscito di prigione.

Nemmeno la conseguita Unità riesce a placare l’animo inquieto di Domenico. Il Risorgimento si è risolto, per lui, in una conquista di pezzi d’Italia da parte dei Piemontesi, il cui atteggiamento oppressivo e colonialista nei confronti del sud amareggia i patrioti meridionali. Nonostante la sua vecchia amica Cristina di Belgiojoso non cessi di raccomandargli moderazione, Domenico, ormai un maturo cinquantenne, ritorna nel suo sud sconvolto dalla guerra civile per seguire Garibaldi nel tentativo di conquistare militarmente Roma in contrasto con i voleri del neoparlamento italiano. Qui ha modo di conoscere un giovane che intende partecipare anch’egli alla spedizione, un cilentano come lui. Costui altri non è che Saverio, figlio di quel Salvatore che la mano spietata di Angelo aveva spento quasi trent’anni prima. E con grande disperazione Domenico non potrà impedire, naufragata l’impresa sulle montagne dell’Aspromonte, che il giovane Saverio perda la vita per mano della brutale repressione piemontese. In un parlamento di ombre, a Domenico non resterà che meditare sul perché sia nata così tragicamente la nostra Italia contemporanea. Tre ragazzi del sud Italia, in seguito alla feroce repressione borbonica dei moti che nel 1828 vedono coinvolte le loro famiglie, maturano la decisione di affiliarsi alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Attraverso quattro episodi che corrispondono ad altrettante pagine oscure del processo risorgimentale per l’Unità d’Italia, le vite di Domenico, Angelo e Salvatore verranno segnate tragicamente dalla loro missione di cospiratori e rivoluzionari, sospese come saranno tra rigore morale e pulsione omicida, spirito di sacrificio e paura, carcere e clandestinità, slanci ideali e disillusioni politiche.

Sullo sfondo, la storia più sconosciuta della nascita del paese, dei conflitti implacabili tra i “padri della patria”, dell’insanabile frattura tra nord e sud, delle radici contorte su cui sì è sviluppata l’Italia in cui viviamo.

Trailer:
Artistic Cast:
Luigi Lo Cascio (Domenico) Valerio Binasco (Angelo) Francesca Inaudi (Cristina di Belgiojoso giovane) Andrea Bosca (Angelo giovane) Edoardo Natoli (Domenico giovane) Luigi Pisani (Salvatore) Andrea Renzi (Sigismondo di Castromediano) Renato Carpentieri (Carlo Poerio) Guido Caprino (Felice Orsini) Ivan Franek (Simon Bernard) Stefano Cassetti (Carlo Rudio) Franco Ravera (Antonio Gomez) Michele Riondino (Saverio) Roberto De Francesco (Don Ludovico) Toni Servillo (Giuseppe Mazzini) Luca Barbareschi (Antonio Gallenga) Fiona Shaw (Emilie Ashurst Venturi) Luca Zingaretti (Francesco Crispi) Alfonso Santagata (Saverio o'trappetaro) Peppino Mazzotta (Carmine) Giovanni Calcagno (Attore della Vicaria) Vincenzo Pirrotta (Attore della Vicaria) Anna Bonaiuto (Cristina di Belgiojoso)
Crew:
regia, sceneggiatura e dialoghi Mario Martone fotografia Renato Berta montaggio Jacopo Quadrei scenografia Emita Frigato costumi Ursula Patzak trucco Vittorio Sodano acconciature Aldo Signoretti ricerca iconografica e musicale Ippolita di Majo musiche originali Hubert Westkemper suono in presa diretta Gaetano Carito Maricetta Lombardo montaggio del suono Silvia Moraes casting e aiuti regia Paola Rota Raffaele Di Florio primi aiuti regia Valerie Tristan David Maria Putorti operatore alla macchina Renaud Personnaz segretaria di produzione Fiorella Giovannelli direttore di produzione Erik Paoletti ispettore di produzione Andrea Alunni coordinatore di post-produzione Gianni Monciotti ufficio stampa Marzia Milanesi
Direction notes:
«Dopo l'11 settembre, riflettendo sul rapporto fisiologico tra terrorismo e lotta per l'dentità nazionale, mi chiedevo: com'è possibile che il nostro Paese,che ha così a lungo combattuto per la sua indipendenza, non abbia conosciuto niente del genere? Noi credevamo è nato nel tentativo di dare risposte a questa domanda iniziale: poi è cominciato il viaggio dentro la storia italiana dell'Ottocento, alla ricerca di quelle tracce che una certa rappresentazione retorica del nostro risorgimento ha finito per seppellire, privandoci di una prospettiva sul nostro passato evidentemente problematica, ma proprio per questo molto più viva e appassionante. Abbiamo individuato con Giancarlo De Cataldo tre figure "minori" tra i cospiratori italiani dell'Ottocento e abbiamo attribuito le loro vicende a tre personaggi di nostra immaginazione: intorno a queste vicende abbiamo quindi costruito l'intera impalcatura del racconto, composta di fatti, comportamenti e parole attinti rigorosamente alla documentazione storiografica. Uno dei tre personaggi è ispirato al protagonista di un romanzo in cui Anna Banti racconta la storia del suo nonno cospiratore, "Noi credevamo". Solo una parte di questo libro confluisce nel film, ma il titolo mi è apparso bellissimo e adatto per l'insieme del racconto. Domenico, Angelo e Salvatore incarnano modi profondamente diversi di vivere l'esperienza della clandestinità, della cospirazione e della lotta armata, modi che ancora oggi è possibile cogliere intorno a noi, se non ci si limita ad appiattire problemi enormi come quello dell'indipendenza dei popoli su uno schema superficiale. La loro storia ha per sfondo la tormentantissima nascita dello stato italiano, le scelte di un paese eternamente diviso in due (allora tra monarchici e repubblicani), il contrasto dilaniante tra azione e disillusione che segna da allora, come un pendolo amaro, ogni fase della nostra storia. Guardando la radice della nazione italiana si scorgono molte cose della pianta che ne è sviluppata.» Mario Martone

Selezione film

La rete degli spettatori porta film di qualità nelle sale e nelle scuole, facendo incontrare il pubblico con registi, sceneggiatori e attori.