Davanti alle teste mozzate dei leggendari banditi Capozzoli, promotori di una rivolta repressa nel sangue dall’esercito borbonico, Domenico, Salvatore e Angelo, poco più che adolescenti, giurano di consacrare la propria vita alla causa della libertà e dell’indipendenza dell’Italia.
Qualche anno più tardi, abbandonato l’aspro natìo Cilento, i tre giovani amici si affiliano alla “Giovine Italia” di Giuseppe Mazzini, raggiungono Parigi, dove hanno modo di conoscere l’affascinante principessa Cristina di Belgiojoso, fervente patriota, ma anche paladina dei diritti delle donne e dell’istruzione del popolo, e infine partecipano al tentativo di assassinare Re Carlo Alberto e ai moti savoiardi del 1834. Il fallimento di entrambe le missioni marca una profonda crisi nei tre giovani patrioti, acuendo le differenze di classe che già in partenza rendevano diversi Angelo e Domenico, di ceto nobiliare, da Salvatore, umile figlio del popolo. Mentre Domenico si rimbocca le maniche e riprende l’attività cospiratoria, Angelo, approdato a una visione demoniaca della rivoluzione come teatro di pura violenza, uccide Salvatore, accusato di essere diventato una spia.
Passano gli anni, passa il ’48, cade la Repubblica romana. Domenico, caduto in un’imboscata borbonica, viene condannato a una lunga pena detentiva. In carcere, l’amicizia di alcuni compagni di pena, soprattutto quella del sensibile Duca Sigismondo di Castromediano, lo aiuta a sopravvivere al sadismo delle guardie e al rimpianto della perduta libertà. Ma più il tempo passa, più l’abisso che divide i repubblicani dai monarchici e gli aristocratici dai poveri si allarga: anche se condividono la pena, i patrioti sono sempre più divisi e lacerati fra fazioni contrapposte e appare sempre più chiaro a Domenico che l’unità, se e quando ci sarà, non sarà di tutti gli italiani, ma solo di pochi privilegiati. Finché a Domenico, da sempre repubblicano, non tocca di assistere in disparte, con amara rassegnazione, al brindisi con il quale tutti i patrioti reclusi giurano fedeltà alla causa monarchica.
Angelo, intanto, sempre più posseduto dall’ossessione della violenza e del gesto risolutore, si reca a Londra e, entrato in contatto con i circoli radicali ispirati dal francese Simon Bernard, uno dei tanti rivoluzionari in esilio, rompe con Mazzini e si lega a Felice Orsini. Mazzini, dal canto suo, è in affanno sia perché il suo astro tra i rivoluzionari europei è fortemente decaduto, sia perché l’azione politica in Italia è ormai definitivamente passata alla monarchia piemontese ispirata da Cavour. In questo clima di aspre incertezze matura il piano di Orsini per attentare alla vita di Napoleone III, a cui Angelo partecipa attivamente. Il bersaglio è fallito, ma le bombe provocano una strage tra la folla: otto innocenti perdono la vita e centocinquanta sono i feriti. Catturato e processato, Angelo muore sul patibolo con Orsini. Fra la folla che assiste sgomenta all’esecuzione c’è Domenico, ormai uscito di prigione.
Nemmeno la conseguita Unità riesce a placare l’animo inquieto di Domenico. Il Risorgimento si è risolto, per lui, in una conquista di pezzi d’Italia da parte dei Piemontesi, il cui atteggiamento oppressivo e colonialista nei confronti del sud amareggia i patrioti meridionali. Nonostante la sua vecchia amica Cristina di Belgiojoso non cessi di raccomandargli moderazione, Domenico, ormai un maturo cinquantenne, ritorna nel suo sud sconvolto dalla guerra civile per seguire Garibaldi nel tentativo di conquistare militarmente Roma in contrasto con i voleri del neoparlamento italiano. Qui ha modo di conoscere un giovane che intende partecipare anch’egli alla spedizione, un cilentano come lui. Costui altri non è che Saverio, figlio di quel Salvatore che la mano spietata di Angelo aveva spento quasi trent’anni prima. E con grande disperazione Domenico non potrà impedire, naufragata l’impresa sulle montagne dell’Aspromonte, che il giovane Saverio perda la vita per mano della brutale repressione piemontese. In un parlamento di ombre, a Domenico non resterà che meditare sul perché sia nata così tragicamente la nostra Italia contemporanea. Tre ragazzi del sud Italia, in seguito alla feroce repressione borbonica dei moti che nel 1828 vedono coinvolte le loro famiglie, maturano la decisione di affiliarsi alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Attraverso quattro episodi che corrispondono ad altrettante pagine oscure del processo risorgimentale per l’Unità d’Italia, le vite di Domenico, Angelo e Salvatore verranno segnate tragicamente dalla loro missione di cospiratori e rivoluzionari, sospese come saranno tra rigore morale e pulsione omicida, spirito di sacrificio e paura, carcere e clandestinità, slanci ideali e disillusioni politiche.
Sullo sfondo, la storia più sconosciuta della nascita del paese, dei conflitti implacabili tra i “padri della patria”, dell’insanabile frattura tra nord e sud, delle radici contorte su cui sì è sviluppata l’Italia in cui viviamo.