Nel 1953, una ragazza meridionale, Nena, deve lasciare famiglia e fidanzato e trasferirsi in un paesino della Puglia per assumere il suo primo incarico di maestra di scuola. Ad accoglierla, però, è una realtà ostile, quasi arcaica, popolata di persone con cui Nena non sembra condividere nulla. Determinata a portare a termine il mandato, la giovane insegnante si scontrerà con quei luoghi selvaggi dimostrando un carattere fuori dal comune e spingendosi a ripensare la propria vita in modo sorprendente. Il primo incarico segna l’esordio alla regia di Giorgia Cecere (già sceneggiatrice di Sangue vivo e Il miracolo) e si avvale dell’interpretazione di una straordinaria Isabella Ragonese, in un ritratto di donna di rara intensità.
Il primo incarico
Sinossi
Trailer:
Artistic Cast:
Isabella Ragonese (Nena)
Francesco Chiarello (Giovanni)
Alberto Boll (Francesco)
Miriana Protopapa (Sorella di Nena)
Rita Schirinzi (Madre di Nena)
Bianca Maria Stea Lindholm (Donna Carla)
Vigea Bechis Boll (Cristiana)
Antonio Fumarola (Domenico)
Antonia Cecere (Zia Vincenza)
Gaia Masiello, Allegra Masiello, Francesco Spalluto, Luca Antonio Cecere, Enrico Maselli, Alessio Maggi, Paolo Genchi (Bambini della classe)
Primary Cast:
Crew:
regia e soggetto
Giorgia Cecere
sceneggiatura
Giorgia Cecere
Li Xiang–Yang
Pierpaolo Pirone
fotografia
Gianni Troilo
organizzazione
Luciano Lucchi
Ivan D'Ambrosio
suono in presa diretta
Daniele Maraniello
montaggio
Annalisa Forgione
scenografia
Sabrina Balestra
costumi
Sabrina Beretta
Akiko Kusayanagi
trucco
Laura Franziska Maier
acconciature
Massimo De Pellegrino
musiche originali
Edizioni Warner Chappell Music Italiana S.r.l.
Donatello Pisanello
prodotto da
Donatella Botti
una produzione
BIANCAFILM
in collaborazione con
RAI Cinema
con il contributo di
Apulia Film Commission
e il sostegno di
Italgest Energia SpA
Provincia di Brindisi
Provincia di Lecce – Salento Film Fund
Comuni di Cisternino e di Castrignano del Capo
e con il supporto di
Saletta Film
Direction notes:
«Il lato meraviglioso dell'esistente
Da piccola amavo i film dei cowboy, che se ne andassero alla fine da soli verso chissà dove. La libertà l'ho imparata dai film. Guardandoli in televisione, nel piccolo tinello della nostra casa nell'ultimo paese del Capo di Leuca, scoprivo che il mondo era grandissimo, si poteva percorrere in lungo e in largo, si potevano fare cose incredibili, comportarsi in modi stravaganti, baciarsi all'improvviso tra sconosciuti, ballare sotto la pioggia. Ho voluto imparare a fare i film per raccontare il lato meraviglioso (e certo anche terribile) dell'esistente, il fatto che in qualunque momento può succedere qualunque cosa dentro e fuori di noi.
Un western dei sentimenti
Con Xiang-Yang ci siamo detti spesso che questo film era un western dei sentimenti. L'ho scritto con lui e con Pierpaolo Pirone, di cui conoscevo già la scrupolosa sensibilità narrativa e, in questo caso particolarmente utile, la sua passione per Truffaut, per un cinema allo stesso tempo leggero e profondo. Li Xiang-Yang invece è anche soprattutto un pittore. In realtà da quando lo conosco mi è stato compagno e maestro nell'arte cinematografica (prima di studiare al C.S.C. era all'Accademia del Cinema di Pechino), continuando però sempre a dipingere splendidi quadri. Dico questo per rendere più chiaro il modo in cui è nato il film: durante i nostri incontri di scrittura, mentre via via la storia si svolgeva davanti ai nostri occhi, noi parlavamo della luce, del tipo d'immagini, delle scenografie, dei costumi, delle sembianze di questo o quel personaggio. Poiché il mondo evocato dal film ha sempre avuto nella mia testa una vividezza particolare: è il mondo in cui sono vissuti mia madre e mio padre, alla cui storia mi sono ispirata.
La ricerca visiva
Il fatto che il film sia ambientato in luoghi e in un tempo lontani mi ha comunque offerto l'occasione per una ricerca di valore visivo che sentivo necessaria: volevo ricreare un mondo che fosse bello e curioso da guardare, vivo come fosse presente eppure diverso da quanto ci circonda nella vita quotidiana. Troppe cose restano nascoste dentro i nostri giorni, bisogni e desideri profondi che non riusciamo più a percepire se non come una vaga continua frustrazione.
Amore immaginario
Volevo raccontare l'avventura di questa giovane donna che con tanta fatica e meraviglia scopre ciò che davvero vuole nella vita rendendola il più possibile trasparente alla percezione dei sensi: tutte noi siamo state almeno una volta Nena, abbiamo costruito almeno una volta un amore immaginario di tale potenza da poter essere disperate all'idea di perderlo, a tutte noi la vita poi ha svelato la verità dolce/amara che quell'amore era niente.»
Giorgia Cecere
Selezione film
La rete degli spettatori porta film di qualità nelle sale e nelle scuole, facendo incontrare il pubblico con registi, sceneggiatori e attori.