Un’insegnante di aerobica che frequenta le persone sbagliate, un fidanzato tossico e infantile, un ex-fotografo troppo cinico e troppo fatto. Una banda di malviventi meridionali e una gang di africani impegnati a conquistare il mercato dell’eroina, in una Roma che non è quella dei papi e delle auto blu. Un insensato duplice omicidio, alle indagini una coppia di poliziotti: il primo un po’ anomalo, l’altro troppo normale. I due risalgono la corrente di una città dal volto meticcio, randagio, oscuro. Questa è la metropoli di Henry.
Dalla Scheda PDF di approfondimento
E tuttavia, se tutto concorre a delineare un universo all’interno del quale ogni speranza e ogni scrupolo sembrano banditi, come dobbiamo leggere la morte del poliziotto corrotto? Dove finisce l’assuefazione e inizia la caricatura? Se sono tutti schiavi della droga e dell’arricchimento, cosa dire dell’accenno di redenzione del “guerriero” africano? È possibile che attraverso il film si resti sedotti, oltre che dal gioco visivo, veloce e violento, da questi lampi d’imprevedibilità che sembrano aprirsi all’interno del gioco catartico con gli stereotipi dell’esagerazione? Che segno ha quel camminare senza meta apparente del giovane “bianco” appena uscito dal carcere?
Dalle Note di regia
Gli eventi sono rinchiusi nella gabbia del presente. Perché l’appiattimento della dimensione temporale sul qui e ora è la coordinata principe di chi vive succube di una dipendenza – che sia l’eroina, il consumismo o la bulimia di informazione. I giovani protagonisti del film, Nina e Gianni, quando si trovano costretti a fare i conti con la responsabilità del proprio futuro cercheranno disperatamente di risalire la corrente e di forzare le lancette, con la stessa ingenuità di chi è abituato a premere il tasto “back” sulla tastiera. Ma la vita vera non permette al tempo di andare indietro.