Massimo è un ragazzo ribelle, amorale ma foraggiato dai soldi paterni, invischiato in loschi giri di usurai e malaffare. Un giorno si trova a confrontarsi con le conseguenze delle proprie azioni quando scopre che la sua fidanzata, Elena, è rimasta incinta e che Daniele, un ragazzo che aveva tradito per scampare alla galera, è uscito di prigione pronto a chiedere giustizia. Per cercare di risolvere la situazione chiede l’aiuto di Lucia, ex-fidanzata di Daniele, e di Sandro, che può trovare un medico per far abortire Elena. Ma per Massimo stavolta sistemare le cose alla sua maniera sarà impossibile.
Note a margine
Uno dei primi film italiani a puntare i riflettori sulle conseguenze del dopoguerra sulla borghesia, soprattutto sui più giovani, anziché sugli strati popolari ampiamente analizzati dal Neorealismo; un dramma crudele e senza fronzoli tratto da Cronaca, testo teatrale di Leopoldo Trieste che ha scritto la sceneggiatura del film con Suso Cecchi D’Amico, Lamberto Santilli, Filippo Mercati (pseudonimo di Luigi Cecchi D’Amico) e lo stesso regista Claudio Gora, qui al secondo film da regista; uno sguardo sui nuovi disvalori portati dalla guerra che forse proprio per i temi e i toni acri (si parlava di aborto e promiscuità senza reticenze) si è trovato ad affrontare molti problemi: finanziari, innanzitutto, che rallentarono le riprese tanto da far slittare la distribuzione del film dal 1951 al ’53, poi distributivi che resero Febbre di vivere un insuccesso al botteghino (nemmeno 80 milioni di lire l’incasso), parzialmente compensato dall’apprezzamento critico, come dimostrano i due Nastri d’argento vinti da Gora come regista e da Valentino Bucchi per la colonna sonora.