Sposato con Rosalia, donna petulante, il barone Fefè Cefalù, di Agramante, ama sua cugina di sedici anni, Angela, che lo ricambia. Decide dunque di sopprimere la moglie inscenando un delitto d’onore e per questo la spinge tra le braccia di un altro. Il tentativo di sorprendere gli amanti però non riesce e il paese intero ride di lui, mentre la moglie e il suo spasimante sono fuggiti lontano. L’unica soluzione è scovarli, punire la fedifraga e passare pochi anni in carcere, quindi sposare Angela che lo ha atteso ma che presto lo tradirà.
Note a margine
Commedia ormai classica e apprezzata anche all’estero (tra i suoi estimatori anche Billy Wilder), il film sfrutta i temi divorzisti dell’epoca e mette all’angolo il concetto di omicidio “per causa d’onore”, allora vigente nel codice penale italiano. I fatti che racconta sono inesorabili e assurdamente incatenati, in atmosfera da commedia grottesca. Il regista usa l’ambiente tematico della sicilianità (caro per esempio a Vitaliano Brancati, che in qualche modo sembra ispirare il film stesso, ma si può ricordare anche Giovanni Arpino) ribattuto l’anno successivo da Sedotta e abbandonata (altrettanto scabroso e anacronistico, con una ragazza che viene sedotta, ma che non subisce danno se alla seduzione segue il matrimonio). Il film ha ottenuto, tra altri premi, l’Oscar come migliore sceneggiatura originale, 2 nastri d’argento (per il soggetto e per Marcello Mastroianni, attore protagonista) e ha vinto il Prix de la meilleure comédie al festival di Cannes 1962.