Tutto si svolge, in vari luoghi d’Italia, in sei giorni, gli ultimi di Eluana Englaro, la cui vicenda resta sullo sfondo. Personaggi di fantasia dalle diverse fedi e ideologie le cui storie si collegano emotivamente a quella vicenda, in una riflessione esistenziale sul perché della vita e della speranza malgrado tutto.
Un senatore deve scegliere se votare per una legge che va contro la sua coscienza o non votarla, disubbidendo alla disciplina del partito, mentre sua figlia Maria, attivista del movimento per la vita, manifesta davanti alla clinica dove è ricoverata Eluana. Roberto, con il fratello, è schierato nell’opposto fronte laico. Un “nemico” di cui Maria si innamora. Altrove, una grande attrice cerca nella fede e nel miracolo la guarigione della figlia, da anni in coma irreversibile, sacrificando così il rapporto con il figlio. Infine la disperata Rossa che vuole morire, ma un giovane medico di nome Pallido si oppone con tutte le forze al suo suicidio. E contro ogni aspettativa, alla fine del film, un risveglio alla vita…
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Il caso di Eluana Englaro, fatto di coscienza, divenuto fatto giudiziale e poi politico è la cornice e il movente del film di Bellocchio, il quale su un tema così lacerante è riuscito a gettare uno sguardo pacato e non provocatorio. Esteticamente il film, tuttavia, sembra cercare subito un rapporto ruvido con lo spettatore. La fotografia tende costantemente al cupo e si comincia con un imperversare d’immagini televisive che inevitabilmente ritornano. La scelta delle storie che s’intrecciano, durante le ultime ore di vita di Eluana, con le manifestazioni di piazza e la discussione al Parlamento, appaiono volutamente assortite e distribuite tra ceti alto-medio borghesi e tossici sbandati. Il contrasto tra ragazzi di buona famiglia, più o meno indulgenti e disponibili o esaltati, nevrotici, medici cinici e compassionevoli, comatosi assistiti nel lusso delle proprie abitazioni signorili e pazienti spauriti, ammassati su barelle-lettighe di caotici pronto-soccorso, politici calcolatori pronti a strumentalizzare tutto o in crisi vera di coscienza, a volte rischia di scivolare nel melodrammatico.
Dalle Note di regia
Il film nasce da una fortissima emozione (e stupore) per la morte di Eluana Englaro (e soprattutto da come è stata vissuta dagli italiani, penso al popolo della Rete, ai politici, alla chiesa…), dalla mia solidarietà e ammirazione per il padre. Sentivo anche però che questa partecipazione così partigiana rischiava di limitare la mia immaginazione, sentivo che era necessario dilatare l’orizzonte, allungare lo sguardo nel tempo…