A seguito della penuria di alloggi che si è creata a Roma dopo la guerra, sono costrette a convivere nello stesso appartamento due famigiie: una di profughi istriani e l’altra di Peppino Armentano, callista, con sua moglie, il suocero, due figlie e due figli. Quando nel 1958 la situazione cambia, Peppino decide di cercarsi un’altra abitazione. Un certo Pino Calamari gli offre un bell’appartamento, comodo e spazioso e per un ottimo prezzo. Peppino non sa però che, entrata in vigore la legge Merlin, la casa è stata lasciata in fretta e nessuno la vuole perché era il luogo di una casa di piacere. Trasferitosi con la famiglia, iniziano gli equivoci e gli sfottò. Al nonno poi questi ambienti ricordano qualcosa legata al suo passato, e la situazione si complica, tanto che la moglie decide di lasciare l’appartamento. Tutto si aggiusta nel finale.
Note a margine
«Accuratezza e dignità della realizzazione che si avvale di una sceneggiatura fluida e scorrevole, di un dialogo vivace e brillante, di un’interpretazione calzante e priva di sciatteria di Laura Adani (la cui scelta per il ruolo della protagonista è già un fatto significativo e lodevole) e di un De Filippo e un Totò che si impegnano, con risultati talora felici, a non affidare interamente le loro parti al tranquillo e monotono calco di un logoro cliché. Ma queste qualità di esecuzione, di correttezza formale, sarebbero ben povera cosa, costituirebbero un risultato modesto e marginale, se il film non si segnalasse per l’immediatezza con cui sa cogliere taluni volgari luoghi comuni e pregiudizi ipocriti del costume italiano, dandone una versione ironica e divertita.» (Adelio Ferrero)