In Veneto, terra di tradizioni cattoliche, s’intrecciano tre episodi d’una compagnia di borghesi, all’apparenza signorili e perbene ma esasperati da una maligna trama di tradimenti e cattiverie.
Toni Gasparini, famoso dongiovanni rispettato da tutti, finge e racconta d’essere impotente al dottor Castellan, così da farlo ricredere sulle proprie intenzioni con Noemi, moglie del geloso dottore. Il medico, ignaro del piano di Toni, racconta a tutti i loro amici il “problema” del dongiovanni e, alla fine d’una festa, consente proprio a Toni di riaccompagnare sua moglie a casa. Il dottore però viene a sapere da un testimone che Gasparini è stato visto pochi giorni prima con una donna e quindi si precipita a casa, ma non fa in tempo a impedire il tradimento. È quindi costretto, per salvare onore e dignità, a nascondere l’adulterio patito.
La moglie del ragionier Bisignato è opprimente e algida. Stufo dei suoi continui lamenti, Bisignato scappa con Milena, giovane commessa. Il tradimento è tacitamente approvato, ma la separazione viene vista male e tutta la bigotta città si coalizza contro il ragioniere costringendolo a fingere che sia ancora coniugato con sua moglie per non mettere in discussione la sacralità del matrimonio e non dare scandalo. Milena viene intimata a lasciare la città e il povero Bisignato continua ad abbassare il capo, triste e rassegnato.
Alda, bellissima sedicenne campagnola, appena arriva in città per fare compere si concede alle attenzioni di un gruppo di amici donnaioli. Suo padre, Bepi Cristofoletto, il giorno dopo, denuncia loro per corruzione di minore. Per evitare chiacchiericcio in città e lo scandalo del processo, la manipolatrice Ippolita, moglie d’uno degli accusati, corrompe Bepi per far ritirare la denuncia, offrendogli denaro e concedendosi lei stessa.
Note a margine
Commedia all’italiana che gioca con le “ipocrisie” d’una piccola città soddisfatta di sé (le immagini sono perlopiù di Treviso), il film intreccia gli episodi in modo nuovo, rispetto alla moda che s’era andata formando di fare piccole storie chiuse e successive, quasi fossero tre avventure d’uno stesso gruppo di personaggi, diverse facce dello stesso ambiente, come un film “corale”, dove il conformismo di facciata denuncia e nasconde il vero male: l’omologazione al presunto benessere che sostituisce la ricerca vera o possibile della felicità. Grottesco e ironia sulle buone maniere uniformanti vennero apprezzati in Francia, dove il film vinse il festival di Cannes (ex aequo con Un uomo, una donna di Claude Lelouch) e in Italia dove ebbe 2 David di Donatello (alla regia e al produttore) e 3 Nastri d’argento, nonostante qualcuno disse che confondeva lo sguardo critico sulle cose “all’italiana” con l’essere il film stesso anch’esso all’italiana (non ha insomma la “cattiveria” di Buñuel), quasi fosse solo una pochade o una burla alla Boccaccio; accusa alla quale Germi rispose dicendo che scopo del cinema è in fondo divertire, e che la caricatura è più efficace se non diventa un discorso critico sociologico.