Antonio Magnano, dopo anni passati a Roma, torna a Catania con una fama – invidiata e temuta, ma anche apprezzata – di sciupafemmine. Nella terra natìa sposa Barbara, della quale si innamora perdutamente. Ma dopo un anno si scopre che la moglie è ancora vergine e la richiesta di Barbara di annullamento del matrimonio a causa dell’impotenza di lui crea scandalo in città. Così quando Barbara si risposerà con un ricco duca, per Antonio l’importante sarà salvare la faccia e l’onore.
Note a margine
Il non facile tema dell’impotenza, che l’omonimo romanzo di Vitaliano Brancati del ’49 ambientava nell’epoca del fascismo, si sposta alla fine degli anni ’50 nell’adattamento del regista con Pier Paolo Pasolini e Gino Visentini; così la satira politica e sociale dell’uomo forte diventa un racconto esistenziale dai tratti farseschi e caricaturali in cui Bolognini guarda con ironia a quell’ambiente siculo fatto di apparenze e facciate da rispettare, ambiente a cui Pietro Germi dedicherà alcuni dei suoi capolavori.
Più che ai risvolti del romanzo, il regista si dedica alla cura formale – coadiuvato dalla fotografia di Armando Nannuzzi – e al gioco degli attori, dando a Marcello Mastroianni un personaggio perfetto per le sue corde e a Claudia Cardinale un omaggio alla sua bellezza in fiore.
Dopo aver vinto la Vela d’oro al Festival di Locarno, Il bell’Antonio venne nominato a 2 Nastri d’argento: per l’interpretazione di Mastroianni e per la fotografia.