La chiamata alle armi durante la prima guerra mondiale mette assieme i volti e i dialetti più diversi di tutta Italia: tra i disperati che vanno al fronte anche il romano Oreste Jacovacci e il milanese Giovanni Busacca. Durante il reclutamento Oreste propone a Giovanni di farlo congedare anticipatamente in cambio di soldi, ma l’inganno non funziona e si ritrovano entrambi sul treno diretto al fronte. I due soldati, accomunati dall’assenza di spirito e d’ideali, s’arrabattano per uscire vivi dalla guerra. Dopo la disfatta di Caporetto, viene affidato loro il compito di porta-ordini da una trincea all’altra. Finita la missione e tornati al riposo in un avamposto, vengono catturati dal nemico che intanto è riuscito ad avanzare. Oreste e Giovanni, nel tentativo di fuggire, si spacciano per austriaci indossando le loro divise ma vengono sorpresi e accusati di spionaggio. Per salvare la pelle, ammettono di possedere importanti direttive militari sul contrattacco italiano e che sono pronti a rivelarle. La spocchia e l’arroganza dell’ufficiale austro-ungarico fa però tornare la dignità e la forza ai due soldati che ora si rifiutano di parlare. Oreste, prima di essere fucilato, insulta spavaldamente l’ufficiale, ma anche Giovanni, pur credendosi un vigliacco, non cede, continuando a tacere e finendo anch’egli fucilato.
Note a margine
Vincitore del Leone d’oro a Venezia (ex-aequo con Il generale Della Rovere di Rossellini), nominato all’Oscar e premiato con tre David di Donatello e due Nastri d’argento, il film suscitò all’uscita grande partecipazione e qualche polemica con associazioni di ex-combattenti e qualche deputato del parlamento che vedevano nel comportamento dei soldati, fino ad allora dipinti sempre con la retorica dell’eroe senza paura, un oltraggio alla memoria della guerra. Dal punto di vista storico è invece uno dei contributi più fedeli del cinema italiano allo studio del conflitto, con grande attenzione ai particolari e all’umanità dei personaggi, provenienti da zone e classi sociali diverse, ma amalgamati dai miserevoli fatti di una guerra che hanno fatto senza capire. Combinando felicemente tragedia e commedia, Monicelli ha confermato con questo film la sua vena umoristica e anti-retorica, dalla parte degli umili e degli oppressi.