La protagonista del film è una ragazza di campagna che dopo la morte dei genitori e l’emigrazione dei fratelli in Australia, si avventura in città, dove trova lavoro grazie alle suore come domestica presso una coppia di teneri e anziani piccolo-borghesi. Nel quartiere conosce Fernando, giovane e spavaldo idraulico, e Celestina, dopo molti dubbi, sembra accettarne il corteggiamento. Quando la coppia presso cui lavora e che la tratta da figlia, decide di lasciarle un piccolo orto in eredità, nella famiglia si scatena la gelosia e, tra accuse e dispetti, Celestina è costretta a lasciare il lavoro. Quando ne trova un altro presso un’altra famiglia più abbiente, la ragazza si trova coinvolta suo malgrado, avendola sorpresa a baciarsi con Fernando, in una specie di scandalo. E proprio Fernando, scoperto che lei aspetta un bambino da lui, si dà a gambe. Tutto sembra complottare contro la povera e ingenua ragazza che, scoperto che lui sia pure per interesse ha sposato un’altra, tenta di uccidersi gettandosi sotto a un tram. Però viene salvata e si convince che vale la pena vivere, per sé e soprattutto per il bambino. In quanto a Fernando, che ora vorrebbe tornare da lei e occuparsene, è Celestina che non lo vuole più.
Note a margine
In pieno neorealismo rosa, fatto di commedie d’ambiente popolare che puntavano all’evasione più che alla riflessione, Antonio Pietrangeli esordisce con un dramma realistico e intimista che inaugura la serie di ritratti femminili che contraddistinguerà la sua carriera di regista. Sul filo del melodramma, asciugato dalla commozione dei coevi film di Raffaello Matarazzo (pieni di ruoli “sacrificali” della donna), Il sole negli occhi mette in scena la resistenza di una donna comune – e per questo straordinaria – all’interno di una società maschilista che vede nel femminile il simbolo della colpa, la pietra dello scandalo, e che si fortifica proprio attraverso il “figlio della colpa”.
Pietrangeli (sceneggiatore assieme a Suso Cecchi D’Amico, Ugo Pirro e Lucio Battistrada), forte della lezione di Rossellini per il quale fu sceneggiatore, non ha un tesi precostituita né sul personaggio né sull’ambiente, e segue l’evoluzione della trama a poco a poco, costruendo Celestina un tassello alla volta e dando la possibilità a Irene Galter di fornire una delle più importanti interpretazioni della sua carriera, affiancata dal già affermato Gabriele Ferzetti.
Un esordio di poco successo ai botteghini, ma che venne premiato con il Nastro d’argento per il miglior esordio e permise a Pietrangeli di cominciare un percorso d’autore tra i più sottovalutati (all’epoca) del nostro cinema, interrotto prematuramente a 49 anni per un annegamento accidentale sul set di Come, quando, perché (1969).