Un ricco industriale milanese, Enrico Fontana, vuole conoscere il passato di Paola, sua giovanissima moglie, e assume un investigatore. L’inchiesta, svolta a Ferrara, da dove la moglie proviene, insospettisce Guido, che oltre a essere stato l’amante della donna conosce quel che è accaduto tempo prima tra lei e una ragazza rimasta uccisa involontariamente. Guido si reca dunque a Milano e torna tra le braccia di lei, complice, ma non al punto di convincerla a lasciare il marito. Suo malgrado, accetta poi di liberarla da lui, ma, quando il piano è pronto, Fontana, che intanto ha ricevuto il resconto dell’investigatore privato, si uccide in automobile a pochi centinaia di metri dal luogo dell’atteso delitto.
Note a margine
Film d’esordio di Michelangelo Antonioni, è uno dei primi segnali di svolta dopo l’esaurirsi del “neorealismo” nel cinema italiano che qui prende la strada a metà tra noir e dramma sentimentale, consapevole della lezione di Ossessione di Visconti, ma subito di forte originalità e precursone dell’intera visione poetica di Antonioni (che Roland Barthes identificò con i termini di vigilanza, saggezza e fragilità, ma anche utopia). Pieno di novità stilistiche, tra cui l’uso allora poco frequente del piano-sequenza e l’isolamento e la mancata comunicazione dei personaggi, resi attraverso una scelta compositiva maggiormente orientata alle cose e agli ambienti. Il commento musicale di Giovanni Fusco, esordiente anche lui nel lungometraggio, è basato su un pianoforte e due sassofoni, con poche linee melodiche e tematiche impiegate con sapienti ritorni. Al film vennero dati due nastri d’argento, appunto per la musica e per la regia di Antonioni.