In una giornata di pieno agosto, diversi personaggi lasciano Roma per recarsi al mare, a Ostia, con ogni mezzo: in autobus, in bicicletta, in treno o nel taxi trasformato in auto privata. Il racconto segue parallelamente tutte le storie di questi bagnanti, come quella di una famiglia di proletari, con la figlia che si finge ricca per conquistare un ragazzo da lei presunto benestante, e poi file, altoparlanti che assordano con canzoni, incidenti con il pattino, un padre che deve scegliere tra una ragazza e la figlia, tanti bozzetti di storie, anche quella di un vigile urbano rimasto in città perché deve vedersi con la ragazza incinta. Alla fine della giornata di sole, tutti rientrano a casa, anche due ragazzi che scoprono solo allora di essere vicini di casa.
Note a margine
Con un’aria da reportage (Luciano Emmer era un documentarista), il film è un esempio del trasferimento dall’esperienza neorealistica alla commedia di costume. Ne viene fuori un ritratto collettivo acuto e affettuoso che dopo anni mantiene interesse, magari per altri motivi, sociali e storici. Tra umorismo e amarezza, il racconto è basato sull’aspirazione alla felicità che si confonde attraverso i consumi di massa. E l’impressione si rafforza per via che molti attori non sono professionisti, ma sono stati scelti per la loro faccia. L’intrecciarsi delle storie diviene a partire da questo film, per lo sceneggiatore Sergio Amidei, uno dei suoi modi più frequentati di racconto.