Roma nel 1943-44 è occupata dai nazifascisti, sua preda di ipocrisie e violenze, tanto più che il regime è ormai caduto e gli alleati dal sud stanno risalendo l’Italia. Uno dei capi della resistenza comunista, Manfredi, si rifugia da Pina, una popolana vedova e madre di un bambino, innamorata di Francesco, tipografo e partigiano. La donna mette Manfredi in contatto con don Pietro, prete della borgata che aiuta i clandestini come può e si circonda di piccoli sabotatori del regime, ragazzini affezionati della parrocchia. Ma l’ex-ragazza di Manfredi, Marina, una giovane attrice, sbandata più che arrivista e morfinomane, lo denuncia alla Gestapo: arrestato, Manfredi muore per le torture che gli vengono imposte, ma non parla. In un rastrellamento viene scovato anche Francesco. Pina insegue il camion che lo sta portando via, ma viene uccisa con una raffica di mitra davanti agli occhi di don Pietro e del figlio. Anche don Pietro non sfugge e viene fucilato all’alba in periferia.
Note a margine
Girato con forti difficoltà economiche e organizzative, il film fu per Rossellini una grande sfida: la Magnani, in una prova di grande spessore umano, era piuttosto un’attrice di varietà e Fabrizi non era uso a ruoli drammatici. La sceneggiatura e il montaggio rifatti giorno per giorno in condizioni precarie di lavoro, gli ambienti scelti dal vero, la distanza dal cinema fascista fatto di glamour e di retorica, la fotografia essenziale, la straordinaria verità interpretativa degli attori, la forte tensione morale e l’aderenza al reale ne hanno fatto un film esemplare di quello che da lì a poco viene chiamato dai critici “neorealismo”, una delle correnti più note e potenti del cinema italiano, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. A distanza di anni vi si riconosce una qualche matrice romanzesca, in equilibrio tra lirismo epico e populismo, ma anche scene divenute storiche e imperdibili, simbolo del cinema italiano e non solo (come la morte di Pina che insegue il camion).
Il film ottenne a Cannes la Palma d’oro (ex aequo con altri), tre Nastri d’argento (miglior film, migliore attrice non protagonista alla Magnani e migliore sceneggiatura) e una nomination all’Oscar per la sceneggiatura.
Nel 1996 il film Celluloide di Carlo Lizzani, tratto da un libro di Ugo Pirro, ricostruisce la storia di Rossellini e le sue difficoltà nel girare il film.