Nato nel 1914, Rudolf Jacobs, capitano della Kriegsmarine tedesca, era fi glio di un importante architetto di Brema. Esperto in costruzioni difensive, venne destinato nel levante ligure per rafforzarne le coste, sulle quali Rommel temeva uno sbarco alleato. Visse in una splendida villa requisita, sulle alture di Lerici, e da lì diresse l’organizzazione TODT. Alla Spezia era giunto nell’autunno del 1943. Passato alla Resistenza italiana, il 3 settembre del 1944, morì due mesi dopo, esattamente il 3 novembre, mentre comandava un’azione contro le brigate nere acquartierate in un albergo di Sarzana. Sepolto in questa città, Rudolf Jacobs è insignito della medaglia d’argento al valor militare, mentre per lunghissimi anni, in Germania, fu considerato un “disperso”. Chi lo conobbe dice che fosse alto, ossuto, gentile, con una buona conoscenza della lingua italiana. Nei paesi circostanti presto si vociferò di un tedesco, di nome Iaco, che sequestrava derrate alimentari agli accaparratori e le distribuiva gratuitamente alla popolazione affamata. I partigiani delle sap (squadre di azione patriottica) ne sorvegliarono i comportamenti, infi ne gli fu fatta giungere notizia delle ruberie commesse dai fascisti che dirigevano una cooperativa alla quale era affi data l’edifi cazione dei bunker costieri. Rudolf Jacobs allontanò i dirigenti fascisti, accettando di sostituirli con il fascista moderato che le sap lericine gli avevano proposto. Da quel momento, e per alcuni mesi, i cantieri della TODT ingaggiarono decine di disoccupati, salvandoli dalla deportazione in Germania. Con gli utili di quella cooperativa venne addirittura approntato un ospedaletto da campo partigiano. Poco tempo dopo Rudolf Jacobs rivelò la sua scelta di collaborare con la Resistenza e di combattere contro i propri connazionali. Che cosa indusse Rudolf Jacobs ad abbandonare i privilegi che le sue funzioni progettuali e amministrative gli consentivano? Entrare nella Resistenza signifi cava prenotare un incontro con la morte. Si potrebbe perfi no pensare che desiderasse la morte, come espiazione di una colpa insopportabile, quella di essere stato anch’egli strumento dello sterminio hitleriano. Mobilitarsi contro Hitler, deporlo o ucciderlo, era diventato il progetto delle più alte gerarchie militari tedesche, ed anche il banco di prova di un eventuale armistizio con gli angloamericani. Il fallimento del tentativo di von Stauffenberg, il 20 luglio 1944, fu un colpo mortale per la congiura di cui faceva parte persino il generale Rommel, eroe nazionale soprannominato “la volpe del deserto”. Hitler restò in vita e la guerra si inasprì, per quasi ancora un anno. Rudolf Jacobs, invece di rassegnarsi alla prigionia in un campo alleato, dove sarebbe certamente fi nito prima di tornare in patria, scelse di battersi. Quando si presentò al comando della formazione partigiana Muccini seppe dire: «Darei la mia vita pur di abbreviare di un solo minuto questa guerra insensata…». Sulla scelta di Rudolf Jacobs infl uì certamente l’eco delle stragi che le SS di Reder condussero contro le popolazioni di Sant’Anna di Stazzema, San Terenzo Monti, Vinca. Anche la notizia del bombardamento che rase al suolo Amburgo, città nella quale vivevano i suoi due fi gli e la moglie, dovette segnare la sua mente. I partigiani sarzanesi scoraggiarono la sua volontà di combattere. Rudolf Jacobs poteva essere uno dei costruttori della Nuova Germania. Fu inutile. Dopo piccole azioni nelle quali aveva mostrato capacità di comando, con dieci dei suoi compagni, alcuni di nazionalità russa e polacca, tra i quali l’attendente austriaco che l’aveva seguito, e gli italiani che potevano assomigliare a soldati tedeschi, preparò l’attaccò al presidio delle “brigate nere” di Sarzana. Là dentro i fascisti torturavano i prigionieri politici e abusavano delle donne. Bisognava dare un segno di forza e giustizia alla città. All’ora di cena, in un buio 3 novembre del 1944, in dieci contro settanta, marciarono attraverso la città… Rudolf Jacobs chiese, in tedesco, di conferire con il comandante. Aveva detto ai suoi: «Non appena la porta dell’albergo si dischiude ci si fa strada con i mitra e le bombe a mano…». Non fu così che avvenne. Jacobs sparò a chi gli aprì e si lanciò dentro l’albergo, ma la sua machinenpistole si inceppò. Venne colpito ripetutamente e ucciso. Anche l’attendente austriaco, che lo spalleggiava, fu colpito. Gli altri, dopo la sparatoria, si ritirarono, mentre il corpo di Rudolf Jacobs restava nelle mani dei fascisti. Un distaccamento della Muccini prese il suo nome e in suo nome combatté fi no al 25 aprile 1945. Che un capitano tedesco avesse voluto condividere con loro la lotta di Liberazione dal nazifascismo ancora oggi è motivo di orgoglio in Lunigiana. Solo recentemente la sua città natale, Brema, ha potuto celebrare la scelta esemplare del suo concittadino. Non un “disperso”, né un “traditore”, ma un “maestro di pace e di civiltà”, degno di essere riconosciuto tra i protagonisti di una epopea che, oggi, nel percorso, seppur faticoso, dell’Unione Europea, cerca la strada della sua defi nitiva realizzazione.
Rudolf Jacobs l’uomo che nacque morendo
Sinossi
Artistic Cast:
Marina Piperno
Carlo Prussiani
Paolino Ranieri
Zenech Marani
Memo Brucellaria
Birgit Schicchi Tilse
Alessandro Cecchinelli
Giulio Marlia
Sara Papini
Davide Faggiani
Enrico Casale
Brenno Becchi
Rubes Garuti
Crew:
scritto e diretto da
Luigi Faccini
fotografia e suono
Oliviero Lacagnina
montaggio
Sara Bonatti
produzione
Marina Piperno
Ippogrifo Liguria
Direction notes:
«Il primo on the road movie, via internet, dentro la Storia. Accesa lucidità etica. Un modello da imitare, in nome di fratellanza e solidarietà, di giustizia e di libertà.»
Morando Morandini, critico cinematografico
«L'impatto emozionante dei paesaggi dà esattezza e intensità alla significazione. L'esperienza è di quelle che bussano alle porte della coscienza e, insieme, attraggono per la novità d'un linguaggio che fa da ponte tra i mezzi audiovisivi del presente e il passato della Storia, dal quale sboccia, vivissimo, un esempio di umanità in mezzo al grande massacro.»
Piero Pruzzo, critico cinematografico
«Un gran bel film, emozionante, ma anche misurato, che narra di passioni, entusiasmi, utopie ed orrori del secolo scorso.»
Piero Spila, critico e docente di cinema all'Università di Terni
«Una rara epifania di bellezza e verità. Il capolavoro del cinema italiano del 2011.»
Stefano Beccastrini, saggista e critico cinematografico
«Un'opera epica in cui l'architettura espressiva è fatta di poesia, pittura, sapienza filmica, attorialità inaspettata, bellezza del paesaggio, in cui le parole dell’autore, che dischiudono la Storia, sono appelli alla resistenza sociale.»
Pino Bertelli, fotografo di strada, filmaker, critico cinematografico
«Il ritmo del montaggio, lo stile, l'occhio che pulsa tra natura ed altri echi (poesia, pittura, cinema) accompagnano lo spettatore verso la folgorante semplicità con cui Rudolf Jacobs opera la sua scelta. Una ricerca coinvolgente che getta le basi di una nuova moralità delle Memoria.»
Natalino Bruzzone, critico cinematografico e scrittore
«Un film assolutamente nuovo, al quale non saprei affiancare alcun altro esempio nel panorama del nostro cinema. Commosso e grato di questa recente tappa di un "viaggio", quello di Marina e Luigi, lungo il quale non abbandonano mai le Valigie della Storia, il loro peso e la consapevolezza che ne deriva.»
Nuccio Lodato, docente di cinema all'Università di Pavia
«Con sicurezza e leggerezza il film riafferma la libertà che vive in noi e la propone come auspicabile modello per i cittadini europei di oggi e di domani. Questo film, così nuovo nell'attuale panorama italiano, così coinvolgente e affascinate, mi ha procurato grande emozione, più viva e accresciuta nel tempo che passa. Di quanti film si può dire la stessa cosa?»
Franco Prono, docente di cinema all'Università di Torino
Selezione film
La rete degli spettatori porta film di qualità nelle sale e nelle scuole, facendo incontrare il pubblico con registi, sceneggiatori e attori.