Figlia mia

Anno:
2018
Durata:
96

Sinossi

Nell’estate in cui compie 10 anni, Vittoria scopre di avere due madri: Tina (Valeria Golino), madre amorevole che vive in rapporto simbiotico con la piccola, e Angelica (Alba Rohrwacher), una donna fragile e istintiva, dalla vita scombinata. Rotto il patto segreto che le lega sin dalla sua nascita, le due donne si contendono drammaticamente l’amore di una figlia.

Vittoria (Sara Casu) vivrà un’estate di domande, di paure, di scoperte, ma anche di avventure e di traguardi, un’estate dopo la quale nulla sarà più come prima.

Trailer:
Artistic Cast:

e per la prima volta sullo schermo

SARA CASU

Crew:
Regia Laura Bispuri Soggetto e Sceneggiatura Francesca Manieri e Laura Bispuri Fotografia Vladan Radovic Montaggio Carlotta Cristiani Musiche originali Nando Di Cosimo Costumi Antonella Cannarozzi Scenografia Ilaria Sadun  
Direction notes:

UNA STORIA A TRE

Figlia mia è un viaggio in cui tre figure femminili si alternano, si cercano, si avvicinano e si allontanano, si amano e si odiano e alla fine si accettano nelle loro imperfezioni e per questo crescono. È una vicenda che appartiene ugualmente ad ognuna di loro e per questo ho scelto di raccontarla da tutti e tre i punti di vista.

Vittoria, Angelica e Tina sono tre personaggi a cui si spacca il cuore e che iniziano tre grandi percorsi durante i quali si mettono in discussione e, alla fine, arrivano ad accettarsi completamente. Tra tutte e tre c’è un legame forte, che si è creato nel momento in cui Vittoria è venuta al mondo e tra loro è nato un patto segreto. In questo senso il punto di vista legato a tutte e tre le protagoniste non vuole essere altro che il racconto di questo legame, di questo cordone.

VITTORIA ha dieci anni ed è in cerca della sua storia e di una madre a cui appartenere. Poco a poco Vittoria compone i tasselli della vicenda, decide di compiere il suo viaggio fino in fondo e scopre la verità della sua esistenza attraversando il legame con la vita e con la morte che ogni madre porta con sé. Vittoria è esposta a due modelli materni completamente diversi e a loro modo fallimentari, ma è proprio nel loro fallimento che Vittoria riconosce l’amore di quelle due donne scomposte e strane ma concrete, incarnazione di verità e quindi di bellezza. Vittoria alla fine comprende di appartenere a entrambe e di essere il risultato proprio di quelle due creature così diverse.

ANGELICA  è una donna che non pensava di poter essere madre. Proprio quando sta perdendo tutto, invece, per la prima volta nella vita inizia a pensare a sua figlia, che ha sempre vissuto a tre chilometri di distanza. Angelica vuole insegnare a Vittoria come sia la vita vera, la polvere, il sangue, il vento. La butta contro le sue paure perché impari a liberarsene. Tra loro si crea un rapporto fortissimo, Angelica si accorge di amarla e di essere amata come le sembrava impossibile. Lei che è sempre stata in cerca dell’amore senza riceverlo, per la prima volta arriva a conoscerne il senso profondo. Ma, nonostante il loro grande legame, Angelica ha una verità da nascondere alla bambina.

TINA pensa di essere una madre perfetta con una figlia perfetta. Il suo è un amore reale, fatto di quotidiani sforzi, di piacevoli abitudini, di crescita, sudore, insegnamenti e carezze. All’inizio lei non pensa sia possibile scalfire quel rapporto profondo che ha con la figlia, crede che Angelica stia per andare via per sempre ma, invece, improvvisamente quello strano equilibrio che durava da anni entra in crisi. Tina, per paura di perdere sua figlia, compie un disperato tentativo di negare la sua colpa originaria e la verità di quella nascita. Ma il cerchio si stringe attorno a lei ed è costretta a scendere nella parte più nera di se stessa per arrivare ad accettare di non essere affatto una madre perfetta e di avere una figlia dalla personalità molto più complessa di quanto pensasse.

LA MATERNITÀ  

Con questo film vorrei porre delle domande importanti sulla maternità. Mi sono chiesta cosa voglia dire essere madre oggi; se sia possibile crescere con più figure materne di riferimento; se sia più importante il legame fisico con chi ti porta in pancia, ti fa nascere e ti assomiglia o il legame culturale con chi ti cresce. La rimessa in discussione del sistema genitoriale classico è un tema tra i più importanti della nostra epoca. In particolar modo mi interessava andare a toccare una delle fondamenta della nostra società: per anni, secoli, la donna è stata incastrata dentro la figura di madre perfetta. Andare a scardinare questo concetto per ridare valore all’imperfezione è, a mio parere, molto contemporaneo ed importante.

Figlia mia parte da un sentimento materno arcaico e viscerale, ma poi cerca di declinare la discussione in termini più contemporanei, suggerendo un finale in cui le madri sono due, entrambe sullo stesso livello, e in cui la figlia diventa in qualche modo lei stessa madre di quelle due creature.

LA SARDEGNA

Ho scelto la Sardegna come ambientazione di Figlia mia perché è un’isola dalla bellezza commovente, profonda e solida, ma piena di sfaccettature. Un luogo in cui la dimensione lirica, fiabesca e magica convive con quella ruvida e concreta, due aspetti che hanno profondamente a che fare con il linguaggio filmico che cerco. La scelta della Sardegna è legata in primis all’impatto con il paesaggio, caratterizzato da una forza disarmante, estrema, che mi ricorda la forza delle madri. Una terra dunque che è essa stessa davvero una madre-terra.

Il mio desiderio era raccontare e visualizzare una Sardegna in cui arcaico e contemporaneo si sovrappongono continuamente, convivendo. Questa persistente mescolanza tra antico e moderno, che ho effettivamente trovato nel mio viaggio e nei miei studi per questo film, mi fa pensare a una terra che sta cercando un’identità nuova e tale ricerca mi sembra possa rispecchiarsi nel percorso che fanno anche le tre protagoniste del film, soprattutto Vittoria, una ragazzina che sta scoprendo chi è e cosa vuole essere.

LE TRE ATTRICI

Con Alba Rohrwacher si era già instaurato un rapporto profondo dopo aver lavorato insieme nel mio precedente film, per cui il ruolo di Angelica è nato pensando esclusivamente a lei. Un ruolo opposto a quello di Vergine giurata, un ruolo caldo, esplosivo, trascinante. Con Valeria Golino è nata una grande sintonia, costruita passo dopo passo a partire dal forte legame che abbiamo instaurato insieme con il territorio. Minuto dopo minuto vedevo crescere dentro di lei il personaggio di Tina che improvvisamente iniziava a stare dentro quel mondo in modo unico. Ho scelto Sara Casu, che interpreta Vittoria, dopo un lungo casting in tutta la Sardegna. Questa bambina mi ha stregato per la sua voce e per i suoi colori così poco appartenenti al folklore sardo. Sara ha un talento incredibile e lavorare con lei è stato vivere le scene con uno stupore infinito e continuo.

UN GIOCO DI CONTAMINAZIONI

La mia idea di partenza è sempre stata quella di voler mimetizzare due grandi attrici dentro un contesto reale che in qualche modo potesse “mangiarle”. Attorno a loro, infatti, abbiamo costruito una continua alternanza di attori professionisti e non e fin dalla prima scena Valeria e Alba sono state mescolate a tutti gli altri. In questo gioco di contaminazione tra attori e gente del luogo, ho voluto raccontare anche la presenza dei tanti stranieri che si sono trapiantati sull’isola da anni. In questo senso ho pensato a Udo Kier per il ruolo di Bruno, un tedesco che parla italiano e che vive in Sardegna gravitando intorno al mondo dei cavalli. Credo che Udo abbia dato un ulteriore senso a questo mosaico che ha come costante collante armonico sempre il profondo attaccamento al luogo reale.

UNO STILE NATURALE, SEMPLICE E ARMONICO

Un lungo e approfondito lavoro sui luoghi reali, sui paesaggi, sulle atmosfere dell’isola è stato per me il punto di partenza indispensabile per poi far muovere i personaggi dentro le scene con assoluta credibilità. Il personaggio è sempre il fuoco della mia attenzione, il mio cuore è con lui, ma lui si muove in relazione a uno spazio in cui io ho in qualche modo vissuto e che quindi, pur rimanendo sullo sfondo, in realtà dà molta forza alla scena senza mai invaderla eccessivamente. Quando sono arrivate le attrici sul set, questa fusione con la realtà del luogo è diventata per me la chiave principale con cui creare le scene.

Selezione film

La rete degli spettatori porta film di qualità nelle sale e nelle scuole, facendo incontrare il pubblico con registi, sceneggiatori e attori.