Sembra mio figlio

Anno:
2018
Durata:
103

Sinossi

Sfuggito alle persecuzioni in Afghanistan quando era ancora bambino, Ismail vive in Europa con il fratello Hassan. La madre, che non ha mai smesso di attendere notizie dei suoi figli, oggi non lo riconosce. Dopo diverse e inquiete telefonate, Ismail andrà incontro al destino della sua famiglia facendo i conti con l’insensatezza della guerra e con la storia del suo popolo, il popolo Hazara.

– Chi sei?

– Sono tuo figlio. Sono Ismail

– Non ho nessun figlio che si chiama Ismail

Nota sul popolo Hazara

Il popolo Hazara conta oggi quasi otto milioni di persone. Gli Hazara sono vittime di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità sia in Afghanistan che in Pakistan, dove la comunità è ciclicamente colpita da attacchi di gruppi terroristici sunniti. Originariamente buddisti, gli Hazara vivono perlopiù nelle zone centrali dell’Afghanistan dove le due enormi statue di Buddha, simbolo della loro storia e cultura, sono state distrutte dai Talebani nel marzo 2001. A causa dei tratti somatici mongoli, si dice discendano dall’armata di Gengis Khan che invase l’Afghanistan nel tredicesimo secolo; alcuni storici, al contrario, sostengono che gli Hazara siano il popolo autoctono dell’Afghanistan. Il primo tentativo di genocidio risale al 1890, ad opera del re dell’Afghanistan Abdul Rahman Khan che riuscì a sterminare il 62% della popolazione. Un secolo dopo, a partire dalla fine degli anni novanta, i talebani hanno dato il via a una serie interminabile di violenze. Solo nei primi cinque mesi del 2018, nelle aree abitate dagli Hazara, quasi mille persone sono state uccise in attacchi suicidi e attentati.

Trailer:
Artistic Cast:

BASIR AHANG D

AWOOD YOUSEFI

TIHANA LAZOVIC

Crew:

SCRITTO DA

DORIANA LEONDEFF COSTANZA QUATRIGLIO

IN COLLABORAZIONE CON

MOHAMMAD JAN AZAD

SOGGETTO COSTANZA QUATRIGLIO

SCENOGRAFIA BEATRICE SCARPATO

COSTUMI NATHALIE LEBORGNE

SUONO ALESSANDRO PALMERINI

MUSICA LUCA D’ALBERTO

MONTAGGIO LETIZIA CAUDULLO e MARIE-HÉLÈNE DOZO

FOTOGRAFIA STEFANO FALIVENE e SABRINA VARANI

Direction notes:

Un figlio si rivolge alla madre creduta morta fino a quel momento, ma lei non lo riconosce. Da quell’istante una forza misteriosa lo porta alla ricerca del modo per ricongiungersi a lei. Il corpo di Ismail, la mitezza del suo viso, la sua voce sospesa tra gli angoli più angusti dell’Europa, ci conducono in un altrove che ci appartiene molto di più di quanto siamo disposti a immaginare: dall’evocazione di posti lontani nel tempo e nello spazio a una concretezza fatta di carne e sangue, il film viaggia alla ricerca di risposte che non esistono; ad esistere è la possibilità, per Ismail, di prendersi la parola, quella parola negata perché nessuno, fino a quel momento, l’ha ascoltata. Nella lingua madre riconosciamo la lingua del mondo, della pietà antica che non ha patria né paese né confini né frontiere

Selezione film

La rete degli spettatori porta film di qualità nelle sale e nelle scuole, facendo incontrare il pubblico con registi, sceneggiatori e attori.