Sfuggito alle persecuzioni in Afghanistan quando era ancora bambino, Ismail vive in Europa con il fratello Hassan. La madre, che non ha mai smesso di attendere notizie dei suoi figli, oggi non lo riconosce. Dopo diverse e inquiete telefonate, Ismail andrà incontro al destino della sua famiglia facendo i conti con l’insensatezza della guerra e con la storia del suo popolo, il popolo Hazara.
– Chi sei?
– Sono tuo figlio. Sono Ismail
– Non ho nessun figlio che si chiama Ismail
Nota sul popolo Hazara
Il popolo Hazara conta oggi quasi otto milioni di persone. Gli Hazara sono vittime di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità sia in Afghanistan che in Pakistan, dove la comunità è ciclicamente colpita da attacchi di gruppi terroristici sunniti. Originariamente buddisti, gli Hazara vivono perlopiù nelle zone centrali dell’Afghanistan dove le due enormi statue di Buddha, simbolo della loro storia e cultura, sono state distrutte dai Talebani nel marzo 2001. A causa dei tratti somatici mongoli, si dice discendano dall’armata di Gengis Khan che invase l’Afghanistan nel tredicesimo secolo; alcuni storici, al contrario, sostengono che gli Hazara siano il popolo autoctono dell’Afghanistan. Il primo tentativo di genocidio risale al 1890, ad opera del re dell’Afghanistan Abdul Rahman Khan che riuscì a sterminare il 62% della popolazione. Un secolo dopo, a partire dalla fine degli anni novanta, i talebani hanno dato il via a una serie interminabile di violenze. Solo nei primi cinque mesi del 2018, nelle aree abitate dagli Hazara, quasi mille persone sono state uccise in attacchi suicidi e attentati.