Nel 1943 un giovane ufficiale inglese, Norman Lewis, entrò con la Quinta Armata Americana in una Napoli distrutta e piegata dalla guerra.
Lewis fu subito colpito dal magma sociale pulsante e complesso di una città che ogni giorno riusciva nei modi più incredibili a inventarsi la vita dal nulla, e prese nota su alcuni taccuini di tutto quello che gli successe nell’anno della sua permanenza. Gli appunti che Lewis scrisse in quel periodo finirono poi per costituire NAPLES ‘44.
Il film tratto da questo libro, immagina l’ufficiale inglese, divenuto dopo la guerra un affermato scrittore, tornare tantissimi anni dopo nella città che lo sedusse e lo conquistò per un visionario amarcord fatto di continui flashback tra i luoghi del presente che Lewis ripercorre dopo tanto tempo e le storie del passato di cui questi luoghi sono stati protagonisti. E così, tra signore in cappello piumato che mungono capre tra le macerie, statue di santi preposti da una folla in deliquio a fermare l’eruzione e professionisti in miseria che sopravvivono impersonando ai funerali un ricco e aristocratico zio di Roma, vedremo sfilare negli ottanta minuti di cui è composto il film una eccitante e imprevedibile sequenza di storie e personaggi assolutamente indimenticabili.
Ma NAPLES ‘44 è anche – e forse soprattutto – una potente denuncia degli orrori delle guerre. Di tutte le guerre, giuste o ingiuste che siano.